Quest’anno, il 26 Gennaio, è stata celebrata per la prima volta la “giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini”, istituita con la legge del 5 maggio 2022. La legge è stata proposta da parlamentari leghisti ma è totalmente bipartisan, visto che durante l’iter parlamentare non ha mai incontrato un solo voto contrario. Nemmeno la cosiddetta sinistra non ha mai votato contro.
Questa giornata celebra il corpo degli alpini nell’anniversario della battaglia di Nikolaevka, combattuta il 26 gennaio 1943 in qualità di esercito invasore nella guerra di aggressione nazifascista all’URSS.
La repubblica italiana celebra quindi una guerra d’aggressione mentre ne sta condannando un’altra, casualmente nella stessa regione. Questa celebrazione non è altro che un pretesto per aggiungere un ulteriore tassello nella politica di sdoganamento del fascismo, portata avanti dalla destra ma ben supportata dalla sinistra.
La legge prevede anche celebrazioni nelle scuole, nel quadro della generale penetrazione dei militari nel sistema scolastico a scopi di reclutamento e indottrinamento.
Come antimilitaristi non vediamo con favore nessun reparto militare o le manifestazioni tese a celebrarne le funzioni. Per questo non ci uniamo alle pur numerose voci che hanno chiesto di trovare altre date – terremoto del Friuli e altre – per festeggiare gli alpini, visti con un generale favore come parte “buona” e folkloristica dell’esercito. Non c’è niente di buono negli eserciti e nella cultura militarista, niente degno di celebrazioni. Gli alpini sono professionisti della guerra ben
pagati, impiegati nelle missioni all’estero, come altri corpi militari. E sono in queste missioni non certo per difendere l’Italia, che nessun invasore minaccia, ma gli interessi economici e geopolitici di stato e grandi aziende.
Questa è un’altra celebrazione della guerra e della barbarie ed è un insulto per chi è morto e continua a morire sotto le bombe, in tutto il mondo.
Assemblea antimilitarista di Reggio Emilia